La tutela dell'ambiente interiore
(estratto dal "Codice delle Leggi")

Bruno E. G. Fuoco

È agevole constatare che nella realtà odierna sono innumerevoli le modalità e le occasioni di entrare in contatto con il mondo esterno, tramite i nostri sensi.
Quando leggiamo un giornale o un libro, vediamo la televisione, ascoltiamo musica, leggiamo manifesti pubblicitari, navighiamo in internet, parliamo con una persona, in tutti questi casi entriamo in contatto con altre energie, cioè riceviamo ed elaboriamo una serie notevole di pensieri, immagini e sentimenti.
Ma il nostro cervello, come ha chiarito il premio Nobel Gerald M. Edelman non agisce solo su imput esterni:”Il cervello è collegato al mondo esterno mediante neuroni specializzati, chiamati i trasduttori sensoriali, che formano gli organi di senso e forniscono al cervello i segnali d'ingresso, mentre i segnali d'uscita passano attraverso i neuroni collegati ai muscoli e alle ghiandole. Inoltre, alcune aree del cervello (la maggior parte dei tessuti cerebrali, in realtà) ricevono segnali unicamente da altre aree del cervello e inviano segnali ad altre aree ancora, senza alcun intervento da parte del mondo esterno. Si può dire che il cervello sia in contatto con sé stesso più che con qualsiasi altra cosa” (Gerald M. Edelman, Sulla Materia della Mente, Adelphi, pag. 38 e segg.).

Anche quando siamo soli nella nostra stanza, si realizza una sorta di scambio, se attiviamo, ad esempio, l’immaginazione: abbiamo tutti sperimentato che quando meditiamo, o immaginiamo realtà desiderate, possiamo provare, subito, un certo benessere. Se ciò accade è perché abbiamo concretamente assorbito energie ritenute da noi positive.
Il pensare, il desiderare o immaginare di realizzare cose che ci piacciono, ci fa stare bene, malgrado nulla sia ancora sia stato realizzato sul piano fisico.
Chiunque abbia analizzato se stesso, ha avuto modo di osservare, almeno in talune circostanze, che a seguito di questi scambi energetici interiori o esteriori, possiamo ricevere ispirazioni, benessere, slanci di bontà, di generosità oppure, preoccupazioni, perdita di entusiasmo, infelicità, ansie, malessere.


Chiunque abbia analizzato se stesso, ha avuto modo di osservare che vi sono scambi umani che ci depauperano e scambi che ci arricchiscono. Lo stesso può accadere a seguito della visione di un’opera artistica. La realtà tangibile dell’effetto depauperante o di quello arricchente comprova che certi alimenti, certe energie sono state introdotte nel nostro mondo interiore e hanno toccato la nostra psiche. La presenza tangibile dei loro effetti ne comprova la loro reale esistenza a prescindere dal fatto se gli strumenti scientifici siano in grado di fotografare queste energie. Ciò che tutti possiamo constatare sono i loro effetti sulla nostra vita psichica e fisica. Altrimenti, a seconda dei casi, non sentiremmo aumentare o diminuire il nostro benessere psico-fisico (1).
Il buon senso popolare, nel passato, poneva attenzione a queste problematiche, in tre circostanze della vita: durante la gravidanza, nel periodo della prima infanzia e nella fase che precede il sonno.

Tutti, sulla base dell’esperienza, possiamo affermare che queste energie (pensieri, sentimenti, ...):
1) possono essere rigettate da noi, immediatamente, per disinteresse o per qualsivoglia ragione soggettiva, compresa quella estetica ed etica, come accade quando cambiamo canale televisivo in presenza di una trasmissione non gradita, come se si trattasse di cibo non commestibile o avariato;
2) possono essere accolte dentro di noi consapevolmente perché gradite, a torto o a ragione e, successivamente, possono essere elaborate con il pensiero e il desiderio;
3) possono essere accolte dentro di noi, in modo inconsapevole, e albergare in noi in modo surrettizio (e talora, quando ce ne avvediamo pienamente, fatichiamo pure a distaccarcene).

Queste energie accolte, consciamente o inconsciamente, entrano in circolo alla stessa stregua degli alimenti mangiati. È per tale ragione possono avere un effetto intossicante o rigenerante. Gli studiosi parlano, a questo proposito, di emozioni tossiche, oppure, con riferimento ai media, di “intossicazione emozionale"(2).

Pertanto, le energie, prima di essere introdotte nel nostro organismo, dovrebbero essere previamente selezionate, rilevato che esse provocano vari effetti. Dobbiamo, quindi, proteggere il nostro ambiente interiore!

Forse, aveva colto questo nesso il filosofo Feuerbach quando sosteneva:”l’uomo è ciò che mangia” per sottolineare un'unità inscindibile fra la psiche e il corpo ( Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia, 1862).

Questo concetto possiamo estenderlo anche al mondo interiore e affermare: “l’uomo è ciò che pensa e sente”.

L’ambiente non è, quindi, solo costituito dalla notoria materia che circonda i cinque sensi cioè dai laghi, fiumi, mari, colline, montagne; è ambiente anche quello costituito dalla materia, meno tangibile, dei pensieri e dei sentimenti. Noi siamo in contatto reale e continuo con entrambi gli ambienti. Non bisognerebbe imbrattare l’uno e l’altro.

Dobbiamo proteggere le risorse naturali, la sacralità della Natura, ma occorre proteggere anche la sacralità della vita interiore. In entrambi i casi, abbiamo risorse da rispettare. Afferma D. Chopra: “noi non siamo organismi biologici contenuti in un ambiente; questa è una fondamentale percezione scorretta”… L’organismo biologico, essere umano senziente … o batterio senziente che sia, non è separato dall’ambiente. L’organismo biologico e ciò che chiamiamo ambiente sono modelli differenziati di comportamento di una singola realtà, che la si chiami “Gaia”, o “Pianeta Terra”, o persino, se si vuole, Universo senziente”. Se è così allora, in termini di azione, cosa implica questo scarto nella percezione? Non guardare l’albero dicendo, ‘oh, quell’albero è l’ambiente’: quell’albero è i tuoi polmoni, se non respirasse, tu non respireresti”. La Terra è il tuo corpo. I fiumi e le acque del nostro pianeta sono la tua circolazione; se li inquini, inquini la tua circolazione. L’aria è il tuo respiro. Dobbiamo cominciare a pensare al mondo come al nostro corpo universale. Perché la nostra sopravvivenza come esseri umani dipende tanto dai nostri corpi personali, quanto dal nostro corpo universale”.

L’esigenza di non produrre azioni inquinanti non concerne solo l’uso dei beni materiali ma anche l’uso delle energie interiori. Quando gettiamo rifiuti in mare sporchiamo il mare, quando nutriamo pensieri di odio o sentimenti di bramosia sporchiamo la materia circostante. Afferma O. M. Aïvanhov, il quale ha illustrato con dovizia di argomentazioni queste problematiche, che “attraverso i nostri cinque sensi noi comunichiamo con il mondo esterno e possiamo agire su di esso, e viceversa: gli organi di senso sono come porte attraverso le quali il mondo esterno giunge sino alla nostra anima. Per questo è tanto importante sorvegliare ciò che entra così in noi” (cfr. per approfondimenti il cap. “L”inquinamento psichico” in Potenze del Pensiero, Prosveta).

Anche la Chiesa parla di inquinamento psichico, non in termini figurativi,: “il mondo di oggi è "avvelenato"oltre che da un inquinamento atmosferico anche da un inquinamento morale che offusca le menti e i cuori, "con immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l'uomo e la donna" ha rimarcato il Papa Benedetto XVI (messa di Pentecoste 2010), quello che l'aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale … e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l'ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l'esistenza spirituale"... Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell'aria - e per questo l'impegno ecologico rappresenta oggi una priorità, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito". Anche questo è libertà … tutto ciò inquina, intossica l'animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà" (Repubblica, 31 maggio 2009).

Il filosofo e scienziato, l’abate Teilhard de Chardin sosteneva che le menti individuali dei diversi esseri umani non sono totalmente separate, ma contribuiscono in parte a creare un tessuto di idee o una coscienza che circonda il nostro pianeta come un’atmosfera” (cosiddetta noosfera). Secondo il fisico F. Coppola (Il segreto dell’Universo, pag. 226), a seguito degli studi condotti sull’effetto della meditazione, “in pratica, si deve ammettere l’esistenza di un campo astratto che permea l’atmosfera ed influenza il benessere delle singole coscienze individuali, in modo analogo a quello in cui la familiare atmosfera materiale (l’aria comune) influenza la salute dei singoli corpi individuali. Se in una città tipicamente afflitta da smog si riuscisse a depurare l’aria, ciò produrrebbe dei benefici piccoli ma concreti sugli organismi delle singole persone, e tali benefici potrebbero essere rivelati espressamente da un’accurata indagine statistica: così si conterebbe un minor numero di malattie, forse anche un minor numero di morti per tumore, ed altre conseguenze di questo tipo. Analogamente, ammettendo l’esistenza di una “atmosfera psichica” o “noosfera”, e che esista un mezzo per “migliorarla” o “purificarla”, tale mezzo produrrebbe dei benefici misurabili attraverso metodi statistici: minor numero di incidenti, minore criminalità, aumento della qualità della vita e quindi anche delle attività economiche, eccetera".

D’altronde, anche sulla base di questa ipotizzata interazione tra atmosfera interiore ed esteriore, si spiega la necessità avvertita dagli spiritualisti di pregare e meditare per il bene dell’umanità: le energie di amore e di luce che emanano dall’uomo entrano in circolo, cioè in questa comune atmosfera psichica e recano beneficio a tutti.

Si è evidenziato: “Se le strutture sociali, se gli uomini d'oggi, se gli ambienti in cui viviamo sono così ammorbanti psicologicamente sta alla coscienza di ciascuno ed al suo impegno personale rendere questo pianeta il più disintossicato possibile, in modo che i futuri abitanti della terra si possano sorridere più di quello che riusciamo a sorriderci noi"(così D. Franco, Psicologia e armonia della coppia, Oderzo, 1979). Questo autore ha aggiunto:”Tante volte il darsi al suicidio, all'alcool, alla droghe, alle evasioni illecite, è l'ultimo atto materiale di un precedente rodimento psicologico, che ha operato nell'individuo. È l'epilogo di una intossicazione psicologica che può manifestarsi violentemente, oppure l'epilogo di un processo graduale, poco sensibile, ma continuo e con lungo decorso. D'altra parte è noto che la preoccupazione porta ad un lento logorio psicologico. Nella società odierna, la persona umana è costretta ad ingerire non solo cibi (talvolta tossici) o bevande (con additivi o coloranti), ma è pure costretta ad ingerire umiliazioni deleterie e profonde delusioni, oppure deve ingoiare corrosivi sordi di collera o ingiurie velenose. Nell'un caso e nell'altro lo stomaco reagisce allo stesso modo, come se realisticamente e indifferentemente digerisse tutto; per cui viene a determinarsi una produzione abnorme e non necessaria di secrezioni ghiandolari. Col tempo, l'irregolare o eccessivo acido cloridrico sarà nocivo e finirà con l'attaccare la mucosa, con tutte le conseguenze che è facile immaginare; al punto che in alcuni ambienti medici si afferma che le ulcere sono causate non tanto da quello che si mangia ma da quello che ci rode. Pertanto, in qualche caso, ciò che un essere ingerisce è meno pernicioso e nocivo dei risentimenti, degli odi e dei complessi di colpa che lo affliggono. Sono, perciò, anche questi microbi o tossici psicologici che finiscono per produrre rovinosi effetti nell'organismo umano ... Ciò che importa è considerare il vissuto personale e la nostra reazione mentale a queste tensioni ambientali: cioè il pensiero che suscitano in noi e che noi non riusciamo a dominare. Sappiamo, per esempio, che una forte emozione può far aumentare la produzione e la secrezione degli ormoni da stress: adrenalina e noradrenalina dal sistema nervoso simpatico e corticosteroidi dalla corteccia surrenale, sempre in misura non proporzionata allo stimolo; da cui discende l'opportunità di evitare di essere esposti con continuità a gravi fattori di tensione di natura particolarmente emotiva …“(3).

L’inquinamento fisico è definito, nei dizionari, come il complesso di effetti nocivi e alterazioni non desiderabili delle caratteristiche fisiche, chimiche e/o biologiche dell'acqua, della terra e dell'aria che si ripercuotono sulla biosfera e quindi sull'uomo.

L’inquinamento psichico potrebbe essere definito, a nostro avviso, come il complesso di effetti nocivi e perturbatori della nostra consapevolezza interiore.

In un nuovo approccio all'educazione civica, rispettare l’ambiente vuole dire:

1) rispettare le risorse naturali della Natura (macrocosmo);
2) rispettare il proprio mondo interiore, selezionando le energie da introdurre (microcosmo);
3) rispettare il mondo interiore degli altri, immettendo nell’atmosfera psichica energie pulite, cioè armoniose, ovvero, non egocentriche;
4) usare in modo equilibrato le proprie energie.

La libertà di consumare le energie come si vuole, secondo i propri desideri, senza pagarne le conseguenze, non esiste in Natura.

La libertà di consumare le energie senza rispetto per chi le ha create e per gli equilibri dell’organismo nel quale viviamo, è la libertà desiderata dalla natura egocentrica. I figli sono redarguiti dagli adulti quando mostrano di non aver rispetto alcuno dei sacrifici dei genitori, allorché sprecano le loro risorse. Parimenti, oggi la coscienza civica dovrebbe evolversi e ritenere giusto non sprecare nemmeno le risorse della Natura in quanto anche esse sono limitate.

Quello che concerne il denaro, i beni materiali, le risorse ambientali, dovrebbe riguardare anche le risorse interiori.

L'edizione elettronica può essere prelevata gratuitamente:
codiceleggimorali

La versione cartacea può essere acquistata presso


(1) Afferma l’endocrinologo D. Chopra (La via al benessere, Sperling, pag. 103) che quando si esamina l'attività del cervello, quando si tenta di descrivere il processo cognitivo, i concetti della fisica quantistica dimostrano la loro adeguatezza: il pensiero non è altro che un'attività quantica, è una fluttuazione di fotoni. I pensieri tristi o deprimenti determinano cambiamenti nei processi chimici del cervello che hanno un effetto pregiudizievole sulla fisiologia del corpo. Le sostanze chimiche del cervello grazie alle quali è possibile l’attività del pensiero si chiamano neurotrasmettitori. A seconda dello stato d’animo coltivato dalla persona, le proporzioni dei neurotrasmettitori cambiano. Dato che i pensieri sono sotto il nostro controllo cosciente, possiamo coscientemente decidere di pensare un determinato “pensiero”, diventa evidente che i processi chimici del cervello anche se non facili da analizzare scientificamente, possono essere controllati senza difficoltà. Pensare è mettere in pratica i processi chimici del cervello. Essi, infatti, si collegano a tutta una serie di secrezioni ormonali che hanno luogo in vari siti del cervello, come l’ipotalamo e la ghiandola pituitaria, e questi ormoni portano messaggi a ogni singolo organo del corpo umano … I pensieri irosi e ostili producono, fra gli altri, effetti come accelerazione cardiaca, aumento della pressione, arrossamento del volto. Anche i pensieri ansiosi possono determinare accelerazione cardiaca e aumento della pressione, così come tremori alle mani, sudori freddi, nodi allo stomaco e quell’indebolimento diffuso tipico di chi è malato di “paura”. Analogamente, i pensieri felici di qualsiasi tipo (pensieri d’amore, di pace e tranquillità, di compassione, amicizia, gentilezza, generosità, affetto, calore umano, intimità) determinano uno stato corrispondente della fisiologia attraverso il flusso di neurotrasmettitori e ormoni nel sistema nervoso centrale. I profondi cambiamenti fisiologici che sono indotti dai pensieri felici generano buona salute, poiché i neurotrasmettitori che ne sono mediatori nel corpo hanno un effetto stimolante. Se il sistema immunitario corporeo è indebolito da sentimenti di ira, apatia, inimicizia, risentimento, conflitto e avvilimento, allora i pensieri felici devono riuscire a incrementare la resistenza del corpo alla malattia attraverso un effetto uguale e contrario. È questo ciò che si osserva nell’”effetto placebo”, quando la sola forza del pensiero riesce a produrre la guarigione da una malattia. Il placebo è una pillola che contiene zucchero e qualche colorante inerte e ha l’aspetto di un farmaco vero. Può essere dato al paziente come se fosse una medicina molto potente, perlopiù un calmante del dolore. Per il solo fatto che il paziente si aspetta sollievo (la parola “placebo” in latino significa “darò piacere”) il sollievo arriva. Oggi sappiamo che il placebo fa funzionare meccanismi di guarigione insiti nel corpo … Il placebo funziona attraverso la liberazione di neurotrasmettitori. Questo implica che l’effetto non è dato dal placebo stesso, ma dal pensiero del paziente che lo assume”. Afferma il medico giapponese Shigeo Haruyama che "le sostanze che si formano nel nostro organismo a seconda del nostro atteggiamento interiore sono quelle a cui in genere si dà il nome di ormoni. I principali ormoni legati al nostro modo di vedere le cose sono l’adrenalina, la noradrenalina, la beta-endorfina e l’encefalina. Quando ci arrabbiamo o siamo stressati, nel cervello viene secreta la noradrenalina, mentre quando proviamo paura, rilasciamo adrenalina. Gli ormoni fungono da messaggeri chimici sul piano cellulare, vale a dire che trasmettono gli ordini del cervello alle singole cellule. Per esempio, se viene trasmesso il messaggio “collera”, il corpo reagirà con tensione e attività. Si tratta, pertanto, di sostanze che da un lato sono necessarie per la sopravvivenza e dall’altro sono estremamente tossiche. Se ci si arrabbia di continuo e si è fortemente stressati, può succedere che ci si ammali per via della tossicità della noradrenalina, che s’invecchi precocemente...Se invece si sorride sempre e si accoglie tutto in maniera positiva, vengono prodotti ormoni favorevoli che attivano le cellule del cervello e rendono sano il corpo...Ho scelto di chiamare “morfine cerebrali” quegli ormoni che ci rendono felici e contenti perché hanno una struttura chimica analoga a quella delle morfine dall’effetto anestetizzante. Mentre l’uso delle morfine anestetizzanti comporta rischi di dipendenza e di effetti collaterali, con gli ormoni della felicità si può stare tranquilli di non correre simili pericoli. In tutto si conoscono circa venti ormoni della felicità che, pur agendo in modo diverso, hanno un effetto farmacologico simile. Fra i numerosi ormoni della felicità la beta-endorfina è quello più efficace, con un’azione da cinque a sei volte superiore a quella degli anestetici. Qual è il significato del fatto che nel nostro cervello viene sintetizzata una sostanza della felicità così efficace? Sono sicuro che in questo modo la natura ci voglia esortare a vivere felicemente. D’altra parte, gli esseri umani concepiscono anche pensieri negativi che poi mettono in atto. Alcuni si dicono: «Voglio soppiantare Tizio e trarne vantaggio». Magari lo fanno per guadagnare di più o per acquisire fama e salire di grado. Una volta raggiunto il loro scopo, queste persone sono ovviamente felici ed essendo in questa condizione producono anche ormoni della felicità. Per ragioni imperscrutabili, tuttavia, pare che questa gioia non duri mai a lungo, ma anzi venga ben presto offuscata. Il fatto che queste persone non agiscano per il bene del Pianeta o dei loro simili può suscitare l’invidia altrui e arrecare loro dei danni. Ma può anche darsi che sia il loro stesso cervello a condurle alla rovina. Questo potrebbe dipendere dal fatto che il Cielo predilige gli individui il cui stile di vita corrisponde ai suoi ideali e punisce quelli che non sono in sintonia con questi valori. Per me la spiegazione è che si tratta di un meccanismo installato nei nostri geni e, dato che nel cervello è memorizzato tutto, compresa la memoria dei nostri antenati, la cosa non è poi così sorprendente", La Rivoluzione della Salute, Macro Edizioni, 2011.

(2) Secondo E. Cheli, “si ha intossicazione emozionale quando i testi o le immagini ricevute presentano una quantità troppo elevata di contenuti emozionalmente “pesanti” … La lettura, ascolto o visione di questo genere di contenuti produce stati di all'erta, di tensione, di vera e propria paura … che non sempre cessano alla fine della fruizione ma possono perdurare anche a lungo …Si portano nella vita reale alcuni residui di ciò che ci ha inquietati: siamo più sospettosi, più irritabili, più chiusi verso gli altri, più propensi a vedere i rischi che non la bellezza di ciò che ci circonda … La maggior parte delle persone è talmente assuefatta a questo stato dell'essere che non ci fa neppure caso, finché il malessere accumulato non supera il livello di guardia e sfocia in una qualche patologia emozionale, relazionale o psicosomatica”così, Percorsi di consapevolezza, Metodi olistici per la conoscenza interiore e la realizzazione di sé, Xenia, 2009, pag. 235 e segg.

(3) Sulle relazioni intercorrenti tra cervello e sistema simpatico, cfr. anche, O.M. Aïvanhov, Centri e corpi sottili, Prosveta, pagg. 63 - 77. Sulle relazioni tra pensiero, emozioni positive e il risveglio dei geni benefici, cfr. le riflessioni del genetista Kazuo Murakami, il Codice Divino della Vita, 2010, pag. 45 e segg.