Legge di causa ed effetto
(estratto dal "Codice delle Leggi")

Bruno E. G. Fuoco

-Dal mondo interiore al mondo esteriore: intelligenza, informazione, energia e materia
-La metafora del seme: quanto è visibile è già nell’invisibile
-La legge di causa-effetto,quale legge morale, secondo le filosofie spirituali
-Le relazioni tra legge di causa effetto (Karma) e legge di Provvidenza
-Le relazioni tra legge di causa effetto (Karma) e legge di Polarità

1. Dal mondo interiore al mondo esteriore

Appare opportuno, a titolo di integrazione rispetto a quanto già esposto in precedenza (cfr. soprattutto,“Nuova visione scientifica della realtà esteriore” - cap. I) precisare che l’esistenza di Leggi Morali, quali prolungamento delle leggi fisiche nel mondo psichico, si correla all’idea seconda la quale il mondo nel quale viviamo è formato da una stessa energia che si è progressivamente condensata (1).

Viviamo in un mondo che ci “appare materiale ma che è la manifestazione e condensazione della complessa realtà quantistica, a partire dallo stadio atomico fino ai livelli macroscopici descritti dalla fisica classica, la realtà si condensa in una struttura veramente oggettiva e materiale”(2).

La concezione unitaria dell’universo "è antichissima … tutti quelli che hanno pensato alla visione e alla realtà del Cosmo … non hanno potuto non convincersi che l’Essere, cioè tutto ciò che esiste, è Uno … Il miracolo di Una Cosa Sola è il meraviglioso assieme dell’universo, il Macrocosmo, a cui, in omologa analogia, corrisponde il microcosmo, cioè l’universo piccolo e più breve che è l’essere umano. Universo, cioè Uni-verso: l’Uno che scorre tutto per un verso uguale e quindi analogo. Anche la scienza moderna, con gli attuali studi sulla materia, con lo sviluppo della teoria della relatività e della meccanica quantistica, ci sta mostrando una descrizione dell’Universo sempre più diversa dalla descrizione meccanicistica della scienza del secolo scorso. Non più oggetti e fenomeni separati, non più leggi diverse per ogni fenomeno, ma la interdipendenza e l’unità di tutta la materia ed energia e la possibilità di integrare le diverse equazioni descriventi fenomeni diversi in equazioni sempre più generali comprendenti la più diversa gamma di fenomeni, con la tendenza a giungere ad un’unica legge naturale, che possa descrivere tutti i fenomeni mediante un’unica equazione … La comprensione dell’Unità del Tutto consente di intuire che ogni cosa che esiste, sia nel visibile che nell’invisibile, deriva da un’unica Materia-Energia a stati d’esser diversi, dalla massima condensazione: dalla materia, alla massima attenuazione, l’energia pura. Tali stati d’essere, appunto perché coesistenti nell’Unità Universale sintetica ed infinita, non possono essere separati gli uni dagli altri: la vita di forme (materia) e la vita psichica (energia) nella loro coesistenza si compenetrano reciprocamente e reciprocamente si aspirano nello sforzo di portare avanti l’evoluzione bio-fisio-psichica” (Kremmertz).

L’ermetismo evidenzia che le varie manifestazioni della materia sono riconducibili ai diversi «quanta» di vibrazione in quanto tutto vibra: dalle forme più rozze di materia al Tutto, lo spirito assoluto. La vita oscilla, dunque, fra due poli, la materia, animata solo da una bassissima vibrazione, e lo spirito puro, vibrazione vivissima e intensa (O. M. Aïvanhov).

Le stesse leggi si ritrovano necessariamente in ogni stato di manifestazione, ma in forme diverse e più sottili, stante la diversa natura della materia implicata (3). Conseguentemente, le leggi che governano il mondo fisico governano anche il mondo psichico costituito anche esso da energie, da forze. Entrambi i mondi sono veri, beninteso, ma il primo è la condensazione del secondo. In ragione di ciò, osservando il primo mondo (quello fisico) possiamo intuire come è fatto il secondo (il mondo psichico).

Unità e interdipendenza sono caratteristiche fondamentali della manifestazione psichica (pensieri, sentimenti, immaginazione ...) e fisica. Come sostiene E. Laszlo, “la realtà non è pensabile come divisa in diversi strati – uno fisico, uno biologico, uno psicologico - completamente diversi gli uni dagli altri” (4).

Una delle leggi fondamentali operante in entrambi i mondi è quella di causa ed effetto.

Sull’uno e il molteplice appare proficuo riportare di seguito le riflessioni del premio nobel Prigogine: “Schrödinger aveva scritto, nel 1944, un libriccino dal titolo What is life? … alla fine di questo libro egli dice: «Finora ho parlato di cose di cui dovevo parlare; ora lasciatemi parlare di cose che mi interessano, e le cose che mi interessano sono la nozione di individuo. Come spiegare l'individuo?» e aggiunge: «La scienza attuale non spiega che cosa è l'individuazione; bisogna volgersi ai Veda: bisogna dire 'tu sei questo', questa è la sola interpretazione – è l'interpretazione, direi, unitaria, l'unità nel mondo». E questo ci porta a uno dei grandi problemi della filosofia classica, quello dell'Uno e del molteplice. Ebbene, è molto interessante che le strutture in non-equilibrio unifichino l'uno e il molteplice - e questo è uno dei problemi fondamentali di Platone. Perché, mettiamo, prendo un sistema come uno straterello liquido che riscaldo dal di sotto, e poi, non appena la differenza di temperatura è abbastanza elevata, ottengo i vortici di Bénard che distruggono la simmetria del sistema: due punti non sono più identici perché, per gli uni, c'è una corrente ascendente, per gli altri c'è una corrente discendente; e due tempi non sono più identici perché ci possono essere delle oscillazioni. Dunque, l'interno del sistema ha una struttura diversa dall'esterno, quindi avete un inizio di individuazione; ma questa individuazione è possibile unicamente perché il sistema è tuffato nell'unità, nel mondo intero, ed è il mondo tutto intero che dà il non equilibrio. Dunque, il molteplice è possibile solo attraverso l'unità e, in maniera generale, direi che la freccia del tempo spiega direttamente i due grandi aspetti dell'Universo: la sua unità e la sua diversità” (cfr.www.fisicaparticelle.altervista.org).

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Occorre chiedersi: gli eventi e le forme materiali visibili dell’Universo possono avere una “causa non materiale”, cioè “non visibile”, come un Pensiero, una Mente? Ammesso che ciò accada, anche le manifestazioni della nostra esistenza, a livello individuale, possono essere originate dal nostro mondo interiore, quale “causa non visibile”? In caso affermativo, quali sono le leggi che disciplinano le relazioni tra cause formatrici “non visibili” e i risultati visibili nella nostra vita?

Al fine di tracciare elementi di risposta a questi complessi interrogativi, occorre fare nostre le riflessioni del fisico G. L. Schroeder il quale ci ricorda che “sul nostro paradigma dell’esistenza pesa una concezione consolidata, molto probabilmente sbagliata: quella secondo cui il mondo è un sistema chiuso in cui ogni evento fisico ha una corrispondente causa fisica che lo precede … ma la stessa conoscenza relativa al Big Bang fornisce le prove per sostenere un approccio diverso. Il sistema fisico che chiamiamo Universo non è chiuso al non fisico. Il suo inizio ha richiesto un atto non fisico?” (5).

L’universo potrebbe essere l’espressione di un’Idea, la manifestazione dell’informazione (6) afferma il famoso fisico J. Wheeler (7). Anche per lo scienziato J. Hagelin, “la meccanica quantistica lo conferma, e anche la cosmologia quantistica: l’Universo nasce dal pensiero e tutta la materia da cui siamo circondati è semplicemente pensiero precipitato”.
Vi sarebbe una sola coscienza, “un'intelligenza che tutto avvolge, pervade l'universo … nei laboratori la sperimentiamo come informazione che prima si articola a livello fisico come energia e poi si condensa sotto forma di materia”(8).

L’essenza della vita manifesta in ogni sua forma è, allora, “immagazzinamento, organizzazione ed elaborazione delle informazioni ... questa intelligenza è alla base, è all’interno della materia(9) … L’informazione potrebbe essere il substrato fondamentale del nostro universo, un substrato che diviene visibile quando si esprime sotto forma di energia, materia e spazio”(10).

Certi elementi chimici si combinano in certi modi, invece che in altri, proprio a causa dell’informazione contenuta negli atomi (11).

La materia, afferma il prof. Laitman in una prospettiva kabbalistica, “si è originata per mezzo di una esplosione provocata da una scintilla della Luce Superiore che penetrò al livello del nostro mondo. La fisica chiama questo fenomeno col nome di Big Bang. È avvenuto circa 15 miliardi di anni fa. Questa scintilla conteneva tutta la materia e l’energia del nostro mondo ... La scintilla della Luce Superiore contiene in sé tutte le informazioni relative alla propria discesa dall’alto verso il basso, e dopo il “Big Bang,” essa continuò a svilupparsi e a compiere questa informazione. Questa scintilla sviluppa l’Universo e l’essere umano“ (12).

Il fatto, “che l’esistenza possa essere l’espressione dell’informazione, di un’idea, di una funzione d’onda probabilistica non è una fantasia … si tratta di scienza convenzionale che proviene da Università come Princeton e il MIT … il mondo è più un pensiero che una cosa … l’umanità ha avuto bisogno di millenni prima che Einstein scoprisse che, per quanto bizzarro possa sembrare, la base della materia è l’energia cioè che la materia, in effetti, è energia condensata“ (13).

In ogni entità presente nell’universo vi è una funzione d’onda probabilistica recante “l’informazione” che “è in grado di descrivere quell’entità nella sua interezza … quell’informazione è la base reale da cui proviene tutta l’energia e da cui la materia si forma … Chi prima dell’equazione E = mc2 di Einstein avrebbe detto che la base di tutta la materia solida liquida, gassosa in ogni angolo dell’universo, è qualcosa di etereo come energia, la dualità onda/particella intangibile e completamente priva di massa che chiamiamo fotone? Il fotone, senza peso e privo di massa, dà origine al peso enorme dell’universo” (14).

Dunque, come ben evidenziato in quest’ultima espressione del fisico Schroeder , “cause non visibili” come il fotone dànno origine al mondo materiale visibile!

Le cose che si formano sul piano materiale e visibile, dunque, hanno una causa non visibile, anzi sono, in via preliminare, pensate: ”per dire che un edificio esiste, bisogna che sia stato costruito e che lo si possa vedere. Ma in realtà, il suo vero creatore è colui che ne fatto il progetto, ossia l'architetto. Anche se quell'edificio non fosse ancora visibile e tangibile, è già creato nella mente di qualcuno. Ora non rimane che costruirlo, vale a dire "formarlo" con l'aiuto di vari materiali. La creazione precede sempre la formazione: essa ha luogo molto in alto, nel mondo delle Idee, e può essere istantanea ... È la formazione che ha richiesto del tempo, ed è con la formazione che è apparso il tempo" (15).

Anche la fisiologia umana ci fornisce una prova inconfutabile circa il fatto che le cose visibili sono state prima pensate e provengono da ciò che non è visibile: come afferma il premio nobel Eccles, la nostra mente che è immateriale, agisce sul nostro corpo fisico, e ciò costituisce la prova sufficiente della forza creatrice del pensiero sulla materia (16).

Anche l’azione – non locale accertata sul piano della fisica quantistica (cfr. supra cap. I, paragrafo 2) comprova, avverte il fisico Goswami, un inizio non visibile: “l’onda di possibilità è situata in una potenzialità trascendente, in un dominio che trascende spazio e tempo. L’influsso non locale è un influsso trascendente: influenza la realtà manifesta ma non implica segnali nello spazio-tempo. L’influsso non locale agisce dall’esterno dello spazio-tempo, ma ha effetto all’interno di esso” (17). Esiste una dinamica causale che parte dall’alto con la coscienza che fa collassare l’onda di possibilità in un evento reale (18).

A questo punto, resterà da dimostrare, scientificamente, come l’energia eterea possa dare origine concretamente a ciò che sembra materia solida (19).

Nell’attesa che ciò avvenga, possiamo sostenere che le citate affermazioni corroborano quanto le filosofie spirituali hanno sempre dichiarato: il mondo esteriore proviene da quello interiore, il mondo visibile da quello invisibile; gli eventi della vita concreta non nascono dal nulla o dal caso, ma sono la condensazione delle energie interiori.

Dal mondo sottile si arriva a quello più denso, dal non visibile a quello visibile, dall’interiore a quello esteriore. Dunque, ciò che pensiamo e sentiamo nel mondo interiore (in alto) diventa, con il tempo, ciò che viviamo sulla terra (in basso). I pensieri e i sentimenti (energia sottile) diventano atti, gesti concreti (energia condensata, materia).

Il fatto che alla base di tutta la molteplice materia visibile vi sia Energia, Informazione ed Intelligenza, spiega perché l’uomo, realmente, può essere un microcosmo, può condensare, effettivamente, le Informazioni del Cosmo e la sua Intelligenza.

Quando detto illumina anche il fondamento della legge delle corrispondenze (20): “ogni aspetto spirituale ha una corrispondenza materiale, ed ogni particella di materia ha la sua corrispondenza nel piano spirituale … quanto è già realizzato nel mondo spirituale, un giorno lo sarà anche sul piano fisico” (21).

Le cause “non visibili” delle nostre situazioni di vita potrebbero essere ricercate, giustappunto, anche nel nostro mondo interiore [ ...]

Quanto all'interdipendenza di coscienza e materia, “anche i buddhisti spiegano che le azioni e il comportamento di un individuo in realtà sono determinati dalla mente e dalle motivazioni da essa derivanti” (22). Il primato del pensiero e della Mente è ribadito nel Dhammapada:“Tutto ciò che siamo è generato dalla mente. È la mente che traccia la strada. Come la ruota del carro segue l’impronta del bue che lo traina così la sofferenza ci accompagna quando sventatamente parliamo o agiamo con mente impura”. (23).

Delle relazioni causali intercorrenti tra nostro mondo psichico e materia visibile si occupano le leggi morali in quanto esse ci spiegano come, tramite il nostro mondo interiore, prendono forma gli eventi della nostra vita. La verifica interiore di questa affermazione può essere avviata, da subito, se ci sforziamo di cercare i legami sottili che possono correlare gli eventi che oggi viviamo con alcune caratteristiche del nostro mondo interiore. La verifica soggettiva è imprescindibile anche perché non assistiamo in tempo reale, con i cinque sensi, al processo di concretizzazione delle energie sottili in forme fisiche ed eventi tangibili. La sperimentazione soggettiva è la strada maestra per verificare il grado di fondatezza di queste affermazioni.

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2. La metafora del seme: quanto è visibile è già nell’invisibile

La teoria cosmologica ci offre un altro spunto interessante quando spiega che l’universo si sarebbe manifestato, come è noto, a partire da un piccolissimo punto: l’universo sarebbe stato concentrato in un punto molto più piccolo di un atomo! E a partire da quel piccolo punto, l’universo continuerebbe ancora ad espandersi! Quindi alle radici del nostro mondo manifesto avremmo una causa, non solo “non visibile”, ma anche di dimensioni piccolissime!
Il racconto del Big Bang ci induce a ritenere che abbia un fondamento oggettivo la metafora del seme impiegata da tutte le filosofie spirituali per descrivere il processo realizzativo di un Alto Ideale, o la concretizzazione materiale dei pensieri e dei sentimenti, oppure, lo sviluppo spirituale dell’uomo.

Il punto piccolissimo che ha generato la manifestazione dell’Universo è stato paragonato, talvolta, proprio ad un seme (24), ad un granello di senape o, con linguaggio tecnico, ad una singolarità di dimensioni infinitesimali. La creazione tutta, “è fatta e funziona per germi a cui segue uno sviluppo. Vedete che ogni esistenza è figlia di un seme, che ogni fenomeno è contenuto potenzialmente in un germe: legge che ritrovate sia nell'evoluzione, sia nell'involuzione degli universi. Il seme dei vostri atti è nel vostro pensiero, e ogni azione vi dà un seme più complesso, capace di produrre un'azione più complessa” (25).

Si legge nello Zohar: "Il Principio" si estese e costruì un palazzo per se stesso, per la gloria e la lode. Là piantò il seme sacro ... Appena il seme penetrò, il palazzo risplendette di luce. Da quella luce scendono come una cascata altre luci, le cui scintille oltrepassano i cancelli dando vita a ogni cosa”. Cioè “al principio non vi era che un seme di energia infinitamente più piccolo di un protone” (26).

Anche noi “ci siamo sviluppati da una piccola cellula come la pianta dal seme. E come la pianta partendo dal germe si costruisce per mezzo delle forze organiche, così anche l’uomo si sviluppa per mezzo delle forze organiche partendo dalla cellula germinale. Forma gli organi del proprio corpo come la pianta forma foglie e fiori“ (27). Questa legge seconda la quale “lo sviluppo di un essere avviene ad immagine del seme, ha un valore assoluto. Che si tratti di un seme, di un uovo o di un germe o che avvenga tramite una pianta, un albero un animale o l’uomo. Come non vedere in tutto ciò, l’opera di una straordinaria Intelligenza” (28).

La metafora del seme concerne anche lo sviluppo spirituale dell’uomo: “Anche il corpo spirituale, è già in noi sotto forma di seme, di germe. Che cosa si fa di un seme? Lo si pianta, ci si occupa di esso, lo si innaffia, ed esso cresce, diventa un albero, cioè un corpo sviluppato, vigoroso. Ma questo corpo esisteva già in potenza, con tutte le possibilità di futuri sviluppi. Tutto è contenuto nel seme. Le dimensioni, la bellezza, i frutti dell'albero, ma bisogna nutrirlo, innaffiarlo … Il corpo glorioso non viene creato; ogni essere lo possiede sotto forma di germe, e il lavoro del discepolo consiste proprio nell'innaffiarlo, riscaldarlo, alimentarlo” (29) ... è un seme minuscolo, un elettrone che noi tutti riceviamo in eredità e che attende di essere formato, nutrito, sviluppato … Ma nessuno ci pensa, nessuno se ne occupa, e quel germe rimane lì, trascurato” (30).

La realtà formatrice del seme ci insegna che quanto è visibile è già nell’invisibile, altrimenti, un dato seme non potrebbe dare origine a quella data pianta: «Nel seme già riposa, nascostamente - come forza dell’intera pianta - ciò che più tardi crescerà da esso … Il seme contiene dunque alcunché di invisibile… Quest’invisibile si trasformerà più tardi in pianta visibile, che mi apparirà con forma e colore” (31).

Analogamente, ciò che vediamo in termini di situazioni materiali è il necessario risultato dello sviluppo di un “quid non visibile” avente le proprietà del seme. Ad esempio, le qualità manifeste della salute, della gioia, della bellezza, della giustizia, costituiscono, necessariamente, lo sviluppo di un seme che deve essere stato, preliminarmente piantato, in primis, nel mondo psichico in quanto da esso origina, successivamente, la realtà visibile. Infatti, la proprietà di sviluppare ciò che al proprio interno è contenuto in miniatura come schema invisibile ai cinque sensi, appartiene anche all’attività creativa umana che si esplica nella realtà psichica (pensieri, sentimenti, immaginazione…). Consapevolmente o inconsapevolmente noi seminiamo in quanto ciò è connaturato al nostro potere psichico. Questa energia che porta allo sviluppo causale del seme è stata da taluni definita “intenzione”: “l’intenzione è una “forza che penetra dappertutto e porta allo sviluppo dei semi, perché l’universo è intenzionale”; questa energia intenzionale non viene dalle particelle ma da un mondo di puro spirito, non locale, senza forme” (32).

L’ intenzione racchiude, si afferma, “in sé il meccanismo che le consente di realizzarsi proprio come un seme contiene tutto ciò che le serve per diventare un albero, un fiore, un frutto. Io devo soltanto metterlo nel terreno e innaffiarlo e il seme provvederà ad evolversi. L’intenzione è una forza della natura, più potente della forza di gravità, possiede un immenso potere organizzativo, essa attira gli elementi, le forze, gli eventi, le situazioni, i rapporti interpersonali, produce le coincidenze che permettono la realizzazione” (33).

Nell’Induismo, questa energia che porta allo sviluppo causale del seme è l'atman, un'essenza sottile, una forza invisibile che consente ad ogni essere di realizzare la propria natura: ”Questo Atman dentro il mio cuore è più piccolo di un grano di riso o di frumento, di un seme di senape o di un grano di miglio; e tuttavia questo Atman dentro il mio cuore è più grande della terra, più grande dello spazio atmosferico, più grande del cielo … Questo Atman dentro il mio cuore è il Brahman stesso" (34).

La realtà del seme ci insegna che dobbiamo accogliere un ideale elevato anche se in apparenza, secondo il metro umano, ci appare, come un qualcosa di molto lontano dalla nostra vita, qualcosa di troppo poco concreto per cambiare le nostre situazioni materiali, troppo astratto per toccare i nostri bisogni, troppo piccolo per cambiare la nostra Vita! Ma si tratta di una illusione. Noi preferiamo, purtroppo, ipotizzare altri percorsi realizzativi più facili, anche se essi non esistono in Natura.

L’ideale, non pare esservi alternativa, si presenta come un piccolo seme che deve essere interrato e innaffiato da noi, e allora, potrà entrare nel nostro mondo! Non a caso l’Alto ideale è paragonato nei Vangeli ad un seme: “Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi; ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli dal cielo e si annidano fra i Suoi rami” (35).

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La legge di causa ed effetto ci dice che, inesorabilmente, si raccoglie ciò che si semina, in quanto in ogni pensiero, sensazione, o gesto vi è un germe avente qualità proprie che tende a svilupparsi e a produrre un frutto corrispondente alla sua immagine. Abbiamo già constatato che qualunque pensiero o sentimento ha proprietà valoriali. Qualsiasi cosa commetta una persona, che siano azioni virtuose o peccaminose, nessuna di esse ha poca importanza, tutte hanno qualche frutto (36). Questa legge ci dice, dunque, che noi assaporeremo, obbligatoriamente, il frutto che abbiamo prodotto. Il fatto che la manifestazione materiale degli effetti delle nostre azioni avvenga con una certa lentezza non deve trarci in errore (37).

Come sulla terra esteriore il seme che piantiamo produce un essere secondo l’immagine contenuta nel seme, così i germi contenuti nei pensieri e sentimenti che piantiamo nella nostra terra interiore, svilupperanno esseri ad immagine dei semi piantati (38).


La testa e il cuore sono come la nostra terra materiale ove seminiamo i nostri pensieri e sentimenti. Più precisamente, il pensiero corroborato dal sentimento diventa, nel tempo, situazione concreta di vita terrena. Per questa ragione, i Saggi avvertivano che, se vogliamo cambiare le situazioni concrete di vita, dobbiamo modificare l’impiego delle energie sottili, poiché queste ultime si trasformeranno, domani, in realtà materiale secondo questa scansione: Idee, pensieri, sentimenti, volontà e atto (cfr. infra paragrafo 2.3) (39).

Scriveva James Allen: ”Causa ed effetto sono assolutamente e rigorosamente tanto nell’invisibile reame del pensiero quanto nel mondo delle cose visibili e materiali. La Mente è la suprema tessitrice, sia dell’abito del carattere interiore, sia dell’abito esteriore delle circostanze. Un pensiero particolare nel quale si persista, che sia buono o cattivo, produce sempre dei risultati nel carattere e nelle circostanze. Un uomo non può scegliere le sue circostanze direttamente, però può scegliere i suoi pensieri e così, indirettamente ma con certezza, dare forma alle proprie circostanze. Basta che un uomo abbandoni i cattivi pensieri e il mondo intero sarà più bello e pronto ad aiutarlo. Basta che abbandoni i pensieri di debolezza e di malattia ed ecco che sorgeranno numerose opportunità per aiutarlo nelle sue ferme risoluzioni. Basta che allieti i suoi buoni pensieri e nessun destino difficile lo porterà alla disgrazia e alla vergogna” (40).
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3. Causa ed effetto, quale legge morale, secondo le filosofie spirituali

La metafora del seme (racchiuso nei pensieri, intenzioni e desideri) che germoglia in azioni è ben presente anche nello Yoga. La legge di causa ed effetto è conosciuta nella letteratura orientale anche come "legge del karma" (termine sanscrito traducibile come agire o azione) (41).

L’uomo “non può vivere in nessun’altra situazione all’infuori di quella che gli viene creata dalla sua vita antecedente… Questo collegamento di un’entità coi risultati delle sue azioni è la legge del Karma che regge l’intero universo. L’attività divenuta destino è Karma” (42). Come un pezzo di legno, si legge nell’Atmopanisad, è portato dalla corrente d'un fiume, ora alla superficie ora verso il fondo, così il corpo è portato dal destino, conformemente al tempo e alle esperienze fatte (43). Finché rimane affetto dalla percezione di sensazioni quali il piacere e simili, l'uomo, si legge nel Nadabindupanisad, è soggetto alle conseguenze di azioni accumulate anteriormente: “ L'atto precede invariabilmente il sorgere del frutto ad esso relativo, e non v'è luogo in cui si possa sfuggire all'azione … il caso si presenta simile a quello di una freccia scoccata verso un bersaglio, che non è più possibile richiamare indietro. Infatti un dardo scagliato contro un oggetto che si crede sia una tigre non si arresta solo perché troppo tardi ci si accorge trattarsi invece di un bovino, ma a causa della sua velocità trapassa con violenza il bersaglio” (44).

Il nesso tra il seme contenuto nel cuore e il frutto esteriore prodotto è evidente anche nei Vangeli: ”Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero, infatti, si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore” (45). L’Apostolo Paolo affermava: “Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l'occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede“ (46)
Peter Deunov ammoniva: “Non ponete trappole per le menti e per i cuori delle persone perché ci cadrete da soli! Possono passare migliaia di anni dalla creazione di questa trappola, ma non la eviterete. Vi aspetterà secoli e migliaia di anni, ma vi sorprenderà da qualche parte … Voi pensate che nell’evoluzione non ci sia ritorno indietro. Non illudetevi pensando di poter evitare la Legge del karma. In qualsiasi situazione siate, fino a qualsiasi punto siate arrivati, vi rimanderanno indietro per pagare i vostri debiti e dopo potrete continuare. Un giorno proverete i pensieri e i sentimenti che avete creato e mandato nello spazio. Essi ritorneranno da voi e sentirete i loro buoni e i loro cattivi risultati. Questo sottintende il detto bulgaro: “Mieterai quello che semini ”. Ognuno mieterà quello che seminò una volta”.

Osserva Aïvanhov: ”Ogni giorno, in ogni ora e perfino in ogni istante determinate il vostro avvenire. Avete buoni pensieri, buoni sentimenti? Immediatamente vi proiettate verso la luce. Tuttavia se qualche minuto dopo un pensiero egoista, ingiusto o un sentimento di gelosia nei riguardi di qualcuno o di qualcosa attraversa la vostra mente, la direzione cambierà … Anche se sul piano fisico non si vede alcun cambiamento, perché quei pensieri e quei sentimenti non hanno avuto il tempo sufficiente per concretizzarsi, tuttavia qualcosa è cambiato in alto, nella direzione. Quando un macchinista aziona la leva dello scambio, il treno cambia rotaia. L'uomo fa la stessa cosa ogni giorno, a volte cento o mille volte al giorno. Come ogni cosa, anche tutti i nostri cambiamenti vengono registrati, ma non hanno un effetto definitivo sul piano fisico perché si neutralizzano a vicenda. Volete orientarvi definitivamente in direzione della luce? Fate in modo che la vostra determinazione sia irremovibile, mantenetela senza cedimenti” (47).

La legge morale quale legge di causa ed effetto è richiamata, direttamente o indirettamente, anche dai seguenti precetti:
- “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Vangelo di Luca, 6, 37-38);
- «Non fare a nessuno ciò che non vuoi che sia fatto a te» (Il Libro di Tobia, 4,15). Se lo traduciamo in positivo, vuole dire che quello che fai agli altri verrà fatto a te;
- Allora Gesù gli disse: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada» (Vangelo di Matteo, 26,52. );
- “Distaccandosi dal desiderio di prendere la vita, l’ascetico Gautama esiste, evitando di prendere la vita, senza bastone, né spada” (Digha Nikaya 1, 1, 8);
- «Non ferire gli altri in modi dai quali anche tu ti sentiresti ferito» (Buddhismo, Udana-Varga 5,18);
- “Chi considera (gli altri) uguali a se stesso non danneggia, non uccide” (Dhahammapada X, 129-130);
- “Nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso” (Hadith di An-Nawawi, 13).
- ”Tzu-kung domandò: «Vi è una parola su cui si possa basare la condotta di tutta la vita?». «Essa è shu, reciprocità - rispose Confucio. - Ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri» “(Confucio, (Lun-yü) I Dialoghi: 15,23 );
- "Il primo convincimento da suscitare in noi è il concetto che nessuno si danneggia se non da se stesso" (San Giovanni Crisostomo).


Una riflessione particolare merita questa frase tratta dal discorso della Montagna di Gesù: «Non sono venuto per condannare ... la parola che ho annunziato lo condannerà» (San Giovanni). Il Dalai Lama ha fornito il seguente commento: ”Ritengo che questo rifletta fedelmente l'idea buddhista del Karma. Non è un essere autonomo a decidere “dal di fuori” che cosa dovremmo provare e che cosa dovremmo sapere; a decidere è la verità contenuta nel principio causale del Karma. Se si agisce in modo etico e disciplinato, ne deriveranno conseguenze positive; se si agisce in modo negativo o dannoso, si dovranno affrontare anche le conseguenze spiacevoli delle proprie azioni. Quindi il nostro giudice è la verità della legge di causalità che voi stessi mettete in opera; non si tratta di un essere o una autorità esteriore che emette inappellabili giudizi “ (48) …[Il discorso della Montagna di Gesù] “sembra mettere in rilievo il principio di causalità. Certo nell'ambito della Bibbia non si impiegherebbe il termine tecnico sanscrito (karma), e tuttavia questo brano sembra suggerire il principio generale della causalità da cui deriva la dottrina del Karma. I versetti sottintendono che se si agisce in un certo modo, non si otterrà quell'effetto. Perciò questo insegnamento è chiaramente improntato al principio di causalità. Anche se magari le principali tradizioni spirituali del mondo non parlano tutte di causalità nel senso di numerosi cicli di esistenza, esse sembrano però suggerire costantemente un messaggio fondamentale comune, basato sul principio di causalità. E cioè: se ti comporti bene, otterrai risultati positivi, se ti comporti male otterrai risultati negativi. Questo messaggio etico fondamentale sembra essere connaturato a tutte le principali tradizioni spirituali“ (49).

È interessante osservare che anche la Costituzione del 5 Fruttidoro, 22 agosto 1795, approvata nel contesto della rivoluzione francese, recava il precetto in esame all’art. 2: “Tutti i doveri dell’uomo e del cittadino derivano da questi due principi, dalla natura impressi in tutti i cuori: “Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi. Fate costantemente agli altri il bene che voi vorreste ricevere ”. Il precetto è, tuttora, effettivamente, rivoluzionario!

Questo breve excursus nella storia del Pensiero comprova che la legge di causa – effetto, lungi dall’essere una scoperta recente della New Age o della filosofia del “New Thought” (Nuovo Pensiero), costituisce un concetto acquisito, pressoché, da tutti gli insegnamenti spirituali, fin da un lontano passato.

Possiamo affermare, allora, che: “Nelle diverse culture, gli uomini hanno progressivamente elaborato e sviluppato tradizioni di sapienza … nelle quali esprimono e trasmettono la loro visione del mondo … la forma e l’estensione di queste tradizioni possono variare considerevolmente. Tuttavia sono testimoni dell’esistenza di un patrimonio di valori morali comuni a tutti gli uomini … Ad esempio, la regola d’oro «Non fare a nessuno ciò che non vuoi che sia fatto a te», si ritrova, sotto una forma o un’altra, nella maggior parte delle tradizioni di sapienza (50)”.

Questa regola trova il suo fondamento oggettivo nella prospettiva seconda la quale, al di là della pluralità di manifestazioni proprie del mondo materiale, ad un livello profondo, "Tu ed io siamo, effettivamente, Uno".

4. Relazioni tra legge di causa - effetto e legge della Provvidenza
Le filosofie spirituali hanno evidenziato che alcuni importanti profili applicativi della legge di causa-effetto sono governati da una Legge superiore, cioè dalla Legge della Provvidenza (cfr., supra, cap. II, paragrafo 4).
Mentre la nascita di una situazione debitoria o creditoria è stabilita sulla base dei nostri comportamenti trascorsi, in modo ineludibile e ferreo dalla legge di causalità, restano indeterminati per noi i tempi e le modalità di pagamento o di riscossione.
Le filosofie spirituali spiegano che il “come e il quando” si manifestano nella nostra vita in un’ottica evolutiva e imprevedibile per noi, in quanto ogni cosa che accade è interrelata anche ad altre vite ed in ragione di ciò occorrerebbe possedere la consapevolezza del “Tutto” o “dell’Unità” che, normalmente, sfugge alla nostra coscienza ordinaria.
L’individuazione esatta del momento temporale e delle modalità concrete sono rimesse alla Legge di Provvidenza, in quanto la legge di causa ed effetto non è fine a se stessa, ma preordinata all’evoluzione dell’individuo. La legge morale non impone modalità penalizzanti: ”che cosa vuole il Cielo? Che noi miglioriamo. Non ha nessun desiderio di opprimerci … Il Cielo vuole soltanto che diveniamo più coscienti, più saggi” ( ).

In merito al “come pagare”, cioè alla tipologia di risorse (fisiche, affettive e mentali) con le quali occorre pagare i propri debiti, secondo la filosofia spirituale, vige la libertà implicita della scelta: un essere che conduce una vita altruistica, accumula ricchezze interiori sul piano mentale e del sentimento, possiede cioè un capitale a cui attingere per esercitare, implicitamente, questa facoltà di scelta. Le energie prodotte dalla vita spirituale non sono metaforiche, ma reali. Aïvanhov illustra questo concetto con un esempio concreto (cfr., La libertà vittoria dello spirito, pp. 47 - 52): un essere evoluto deve pagare un debito, ma in luogo di pagarlo sul piano fisico, può saldare lo stesso debito sul piano mentale o del cuore. Cioè, grazie al suo lavoro interiore, la malattia fisica che dovrà arrivare, potrà essere meno impeditiva di come avrebbe dovuto essere. Ciò può accadere grazie alle energie donate per portare luce e amore nel mondo, tramite la preghiera, la meditazione ecc. In parole semplici, la persona con la sua generosità affettiva e mentale ha riequilibrato, in termini complessivi, il suo bilancio del dare/avere con la Vita.

Non a caso, (forse) la meccanica quantistica “ci insegna che il percorso generale di una reazione può essere prevedibile, mentre non lo è il percorso esatto. C’è una espansione probabilistica nel sentiero che connette la causa con l’effetto”. Nella fisica quantistica opera il principio di indeterminazione: “Nell’ambito della realtà le cui connessioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono ad una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo” .
D’altronde, la coscienza ordinaria incontra difficoltà anche nel decifrare, da subito, il “senso”, la “direzione” dell’esperienza che sta vivendo: “anche se in apparenza il destino di un essere si presenta sotto l’aspetto più sfavorevole, in fin dei conti non si sa se quegli avvenimenti non lo porteranno verso un bene più grande; e viceversa. Vi legate a un certo uomo o a una certa donna, scegliete il tal mestiere, andate ad abitare in una determinata città, avete la tal malattia … e non sapete dove tutto questo vi condurrà. Anche se il vostro legame o il vostro mestiere non sono un successo, anche se la vostra malattia vi tiene a letto per mesi, può essere forse il destino che, per vie traverse, vi conduce verso ciò che in definitiva si rivelerà il meglio per voi. Non potete pronunciarvi finché la vostra vita non è giunta al suo termine, perché spesso è per quelle vie “insondabili” che il mondo invisibile vi porta verso la luce".
La legge della Provvidenza è superiore a quella di causa ed effetto in quanto permea il Tutto e finalizza il Tutto all’evoluzione della creazione e dell’uomo che ne è parte. Questa legge non solo dirige il “come e il quando” della legge di causalità, ma genera ulteriori situazioni di vita: sia in termini di crescita tramite eventi apparentemente oppositivi (cfr. paragrafo successivo) e sia in termini di condizioni favorevoli alla realizzazione interiore. Anche le opportunità realizzative, appena menzionate, sono beninteso correlate al mondo interiore dei singoli, ma in una forma diversa da quella di causa-effetto, in quanto sono fondate sull’amore, piuttosto, che sulla giustizia retributiva (cfr. cap. II, paragrafo 4). Il fatto che l’Universo favorisca la legge dell’Amore o della Provvidenza, superiore a quella di causa e di effetto, non deve indurci, però, a sottovalutare quest’ultima.
La legge di Provvidenza, affermano le filosofie spirituali, contempla in circostanze eccezionali ancorate alle nostre condotte altruistiche, effetti estintivi, riduttivi o sospensivi della legge di causa - effetto. La Legge superiore della Provvidenza pur non cancellando la necessità oggettiva di riparare l’equilibrio violato, può ridurre la portata degli effetti ostativi derivanti dalle azioni pregresse quando, realmente, l’uomo ha già iniziato a destinare tutte le sue energie ad un Ideale di servizio. Afferma O. M. Aïvanhov: “Chi vuole entrare nella regione della Provvidenza divina, deve diventare un operaio nel campo del Signore. Così, quando i suoi creditori – ossia le leggi della morale cosmica da lui trasgredite – lo rintracceranno esigendo che egli paghi i propri debiti, minacciandolo altrimenti di essere trascinato in giudizio, il Signore risponderà: «Lasciatelo tranquillo, perché è un mio servitore! – Sì, ma ha contratto dei debiti! – Quali? Quanti? – Ha commesso il tale errore, ha infranto la tal regola. – D’accordo, ho capito, ma è un mio operaio, lavora per Me. Dunque, state tranquilli: pagherò Io i suoi debiti». Essendo giusto, Dio non scaccia i creditori, che a buon diritto reclamano, ma dice semplicemente: «Sono Io che pagherò per lui, state tranquilli». Evidentemente, questo breve dialogo tra il Signore e i creditori è simbolico: significa che saremo sempre salvati dal nostro lavoro spirituale”.

Anche P. Deunov afferma: “può accadere che il Cielo paghi per coloro che sono buoni e pronti e che non hanno finito di pagare tutti i debiti; il Cielo può fare loro la Grazia. La Provvidenza aiuta gli esseri ad uscire dalle situazioni nelle quali sono caduti. Altrimenti, la bontà non avrebbe alcun senso “.Deunov aggiunge che si tratta di casi eccezionali e cioè di esseri che da molto tempo servono Ideali superiori e con grande ardore.

La mera penitenza se intesa come semplice rimorso, senso di colpa o vergogna, è, invece, di per sé insufficiente al fine di attivare gli effetti della legge della Provvidenza.

Come avremo modo di approfondire in tema di legge di registrazione, per superare la catena costituita da comportamenti errati seguiti da sterili rimorsi, occorre procedere a nuove registrazioni: "Una cattiva abitudine … Una volta impressa, si riproduce all’infinito. Anche se in seguito ci si pente del proprio errore, questo non serve a gran che: si torna a ripetere l'errore … e poi ci si pente di nuovo! È una catena senza fine di sbagli e rimorsi. Perché anche il rimorso ha registrato la sua impronta: ecco perché ritorna ogni volta dopo lo sbaglio, ma non aiuta a correggerlo. Cosa bisogna fare allora? Sostituire l'impronta, ossia sostituire le cattive abitudini sforzandosi, a poco a poco e coscientemente, di avere altri pensieri, altri sentimenti e soprattutto compiere altri gesti. Queste saranno altrettante nuove registrazioni, saranno le nuove impronte che riusciranno a neutralizzare quelle di prima. Non le cancelleranno, perché in natura niente si cancella, ma si sovrapporranno alle precedenti e saranno queste ultime impronte ad agire.", così O. M. Aïvanhov, Pensieri Quotidiani, 2011.

Nel diritto ordinario chi commette un abuso edilizio e si pente, dovrebbe demolire quanto realizzato e ripristinare la situazione iniziale; oppure chi non ha versato i tributi, dovrebbe provvedere a versare una somma a titolo di riparazione. Anche le autorità pubbliche hanno il diritto di pentirsi (ius poenitendi) e ciò concretamente si traduce nella revoca di un atto, precedentemente, adottato. Quindi, dopo il rimorso occorrono una effettiva presa di coscienza, la volontà di voler riparare e l’avvio in concreto dell’azione riparatrice. La vera penitenza suppone un percorso concreto, un’attività e non passività (O. M. Aïvanhov, Camminate finché avete la luce cit). Sulle analogie tra la penitenza, la teshuvah ebraica e la parabola del figliol prodigo, cfr. Ibidem.In ebraico, il pentimento è indicato con il termine teshuva che vuol dire ritorno. Nella cultura cristiana si impiega talora la parola greca metànoia (cambiare modo di pensare); questa parola, precisa Ananda C. Coomaraswamy, ”racchiude un significato che va ben al di là di quello semplicemente morale di rammarico per un errore commesso. L'uomo che si é veramente «convertito», che si é cioé «girato» non avrà tempo da perdere nel punirsi, e se si impone una dura disciplina, essa non sarà una sorta di penitenza”, Review of Religion, 1942. Nella cultura musulmana, si impiega la parola tawba (tornare indietro). Tawba è “l’abbandono delle azioni scorrette, rappresenta il principio del processo di trasformazione dell’io. La fase intermedia è volgersi dalle cattive qualità alle buone. La fine è distaccarsi dalla creazione per essere assorbiti nella visione del Reale” così Shaykh Abd al - Qadir As - Sufi, Cento Passi.

Il pentimento autentico, può aprire un nuovo scenario nella nostra Vita in quanto può rallentare la morsa del Karma ed ampliare la nostra libertà: ”È scritto nello Zohar che quando Dio ebbe creato il mondo, Si rivolse a tutte le Sue creature, una dopo l’altra. Quando la Legge si presentò dinanzi a Lui, Egli le parlò così: «Ogni volta che l’uomo trasgredirà i tuoi ordini, sarai implacabile, ma non appena si pentirà e farà penitenza, cesserai di tormentarlo, tacerai e lo lascerai libero». Ecco perché la Legge è terribile, implacabile, ma si piega non appena gli esseri umani si pentono e correggono i propri errori. Tutti avete il potere di fermare l’applicazione dei decreti più severi della Legge. Il comando di Dio è che questa si ritiri non appena avete compreso i vostri errori e cominciate a ripararli”. Anche quest’ultima affermazione comprova che esiste una Legge superiore a quella della Karma, ma l’entrata in azione di questa legge Superiore nella nostra vita dipende dalla nostra ferma e luminosa iniziativa. I debiti che tutti noi abbiamo contratto non devono, dunque, bloccare il percorso evolutivo. Il Karma non deve diventare il padrone della nostra vita.

L’essere che conduce una vita istintiva ed egocentrica non ha le opportunità sopra indicate, precisano le filosofie spirituali, in quanto opera nel piano della necessità, non in virtù di una punizione, ma in ragione del fatto che ha sprecato le sue energie, destinandole solo a se stesso. L’egocentrismo rende, infatti, l’uomo anche meno libero. Le energie destinate ai fini egocentrici sono energie perdute sul piano evolutivo. Le energie destinate ai fini impersonali sono, invece, un investimento sul piano evolutivo. I gradi di libertà sono, dunque, correlati al livello evolutivo del singolo, cioè alla pratica di un ideale altruistico (capitale spirituale accumulato).

La legge della Provvidenza, in termini riepilogativi:
1) imprime una direzione evolutiva alle modalità di applicazione della legge di causa ed effetto, agendo sul “come e quando”;
2) può ridurre o estinguere il debito a carico della persona, a seconda della condotta individuale intrapresa;
3) può accordare opportunità per realizzare gli ideali spirituali, a seconda della condotta individuale intrapresa;
4) imprime una direzione evolutiva agli eventi oppositivi (legge di polarità).
Una riflessione ulteriore occorre dedicare al pagamento dei debiti contratti con i nostri comportamenti. Accettare la legge del Karma e le conseguenti sofferenze durante la vita terrena, avvertono le filosofie spirituali, evita alla nostra anima di attraversare quelle stesse sofferenze, successivamente, alla partenza dalla terra, in uno stadio in cui tali sofferenze sarebbero avvertite con maggiore intensità ( ).
Cfr. su questo aspetto molto importante, O. M. Aïvanhov, Le plan astral et le Karma, conference 28 mars 1958 e La morte e la vita nell’aldilà, Prosveta. In quest’ultima pubblicazione, Aïvanhov afferma: ”Il corpo fisico è come una fortezza, ma quando lo si abbandona, nel momento della morte, se si sono trasgredite le leggi dell’amore, della saggezza e della verità, si sarà obbligati a pagare nel piano astrale tutte le trasgressioni commesse. Non sono invenzioni: l’hanno sempre detto tutti i più grandi Maestri dell’umanità, e grandi artisti, pittori e poeti hanno rappresentato quel mondo nelle loro opere; e per di più, persone clinicamente morte da tre o quattro giorni sono ritornate in vita e hanno raccontato ciò che avevano visto nel piano astrale. Di tanto in tanto il Cielo permette a qualche persona di fare quell’esperienza per incitare gli uomini alla saggezza, ricordando certe verità ... Non si deve credere che l’Intelligenza cosmica voglia vendicarsi o punirli: essa vuole soltanto che l’uomo divenga perfettamente cosciente di tutto ciò che ha fatto sulla terra, perché spesso ha fatto soffrire degli esseri senza nemmeno rendersene conto e questo stato di ignoranza è inaccettabile, perché impedisce di evolvere. L’Intelligenza cosmica ci fa quindi passare attraverso quelle sofferenze che abbiamo inflitto agli altri, per farci conoscere bene ciò che abbiamo commesso, affinché ci si possa correggere. Il tempo che vi trascorriamo dipende dalla gravità dei nostri errori. Coloro che non hanno commesso dei grandi crimini superano rapidamente quella tappa, mentre gli altri rimangono per anni nelle sofferenze. Quando l’uomo ha pagato completamente i suoi debiti, entra nel primo livello dell’astrale superiore, dove vive nella gioia e nello stupore, grazie alla felicità che ha dato agli altri sulla terra. Tutto ciò che ha fatto di buono per loro aiutandoli, incoraggiandoli, dando loro speranza, risvegliando in loro la fede o l’amore lo deve vivere anche nel piano astrale, amplificato all’infinito”.
L’anima che sulla terra non ha pagato i propri debiti, sarà, infatti, costretta a rivivere, prima di reincarnarsi, le sofferenze provocate negli altri. Invece, laddove l’Anima abbia già pagato sulla terra, non attraverserà, successivamente, questa fase di forte sofferenza, ma potrà più velocemente accedere alle realtà superiori di pace e di gioia.

2.2.2. Relazioni tra legge di causa - effetto e legge della polarità
Ogni cosa si conosce dal suo opposto, si legge nel Giardino della conoscenza. La vita, in effetti, si fonda sull'esistenza dei contrari e su tale opposizione crea il movimento. Se i due principi o i due poli non esistessero, vivremmo nell'indifferenziazione in quanto la vita non avrebbe modo di manifestarsi.
La legge della polarità è presente nei fenomeni cosmici, nella vita biologica e nella realtà subatomica: ”Può trattarsi di un flusso tra poli con diverso potenziale, come nei fenomeni elettrici, oppure, una alternanza tra fasi distinte (notte-giorno, inspirazione-espirazione, contrazione-rilassamento ecc.); o ancora una interazione tra forze "opposte" (gravitazione-moto orbitale, repulsione elettromagnetica-attrazione nucleare forte ecc.). Perfino la struttura stessa della materia risulta imperniata sul gioco di polarità opposte, come nel rapporto tra protoni e elettroni ... Passando dal cosmo agli organismi viventi, il flusso/gioco continuo tra poli opposti si può osservare nell'alternanza tra inspirazione ed espirazione, tra veglia e sonno, tra vita e morte … e infine, sappiamo che neppure ciò che appare statico si sottrae al principio della dualità: la materia "inerte" è tale solo ai nostri, limitati, sensi, mentre è in uno stato di continua vibrazione a livello molecolare e di incessante moto orbitale a livello atomico (e anche in questo caso troviamo il gioco delle polarità: in particolare quella termica e quella elettromagnetica). Tuttavia, "polarità opposte" non significa necessariamente "antagoniste", ma semmai complementari: entrambi collaborano pariteticamente a rendere possibile l'esistenza materiale e l'evoluzione: gli elettroni sono necessari non meno dei protoni, così come le donne sono necessarie per la specie umana non meno degli uomini. L'universo, la vita, la materia esistono innegabilmente come flusso dinamico prodotto da opposizioni cooperative tendenti a un equilibrio” ( ).
Emblematica è la relazione cooperativa giorno-notte: ”Tutta la vita è sottomessa alla legge dell'alternanza, che è la legge dei contrari. Al mattino, la luce scaccia le ombre della notte, e la sera, sono le ombre che riguadagnano terreno... È lecito, per questo, dire che la notte è opposta al giorno, e il giorno alla notte? Sì e no. Sì, perché la luce è l'opposto delle tenebre; no, perché il giorno e la notte lavorano insieme per creare e preservare la vita. Prima di venire al mondo, il bambino passa nove mesi nascosto nel grembo della madre ... Per germogliare, i semi devono restare per un certo tempo sotto terra ... quanto alle api, esse tappezzano l'arnia di cera perché hanno bisogno dell'oscurità per produrre il miele, ecc. Quanti lavori hanno inizio nell'oscurità, prima di uscire alla luce! Luce e oscurità rappresentano delle entità, delle correnti, delle energie che la natura utilizza per il suo lavoro"( ).
In questo senso è condivisibile l’affermazione degli scienziati secondo i quali il bene e male “sono cose della mente e non della materia” ( ).
Quando l’uomo usa scorrettamente le risorse psichiche contro la loro destinazione assegnata, allora, questo è il male. Il male presente nella società deriva, infatti, dalle scelte compiute da singoli uomini. Le ambizioni di dominio e di possesso che tanti danni provocano nella nostra vita, derivano da singoli uomini che hanno scelto di assumere questi istinti a metro comportamentale.
La legge della polarità ci insegna che le energie istintive sono fisiologiche e che pertanto, bisogna imparare ad usarle per trasformarle in energie costruttive: “Non si può negare che il male esista; occorre vederlo e prendere delle precauzioni. Ma anche se esiste, non è una buona ragione per non vedere altro. Purtroppo, ci sono persone che si compiacciono nel male come se fosse per loro un nutrimento ... per gli scandali, le catastrofi, le sordidezze … Sostengono di parlare del male per denunciarlo, per combatterlo. No, è falso; ne parlano perché lo amano. Senza il male si annoierebbero, non avrebbero niente da dire, niente da scrivere. Bisognerebbe abituare i bambini sin da piccoli a interessarsi di preferenza a tutto ciò che è bello, buono, nobile, puro. È talmente più benefico per la loro formazione! Del resto, è questa la vera pedagogia: sforzarsi di nutrire nei bambini l’amore per tutto ciò che esiste di meglio, perché solo l’amore per la bellezza, per la bontà e per la giustizia permette veramente di neutralizzare il male in se stessi e negli altri” ( ).
La legge della polarità ci insegna che possiamo subire nella nostra vita eventi oppositivi quali momenti fisiologici di crescita umana: le cosiddette “prove”. Tali eventi sono cooperativi e ci spingono ad una lettura, ad una interpretazione più evoluta ed elevata del nostro ruolo nella vita. Le prove ci spingono ad approfondire il senso della vita e a trovare nuove energie dentro di noi. Questa legge è subordinata, quindi, alla legge di Provvidenza. Infatti, le sofferenze e le prove, afferma Peter Deunov, inviate dalla legge della Provvidenza, racchiudono sempre dei beni nascosti: con ogni sofferenza, Dio vuole attirare la nostra attenzione su un punto di vista utile per noi.
Come afferma Aïvanhov, con la notoria semplicità e profondità, in Natura, il programma di una vita facile non risulta scritto da nessuna parte: “Quelle che definiamo ‘prove’ altro non sono che una serie di problemi che dobbiamo risolvere nel corso della nostra esistenza, esattamente come ne devono risolvere i bambini a scuola e gli studenti all’università. Via via che questi fanno dei progressi, vengono loro presentati esercizi più difficili, con la richiesta di approfondire maggiormente gli argomenti. Naturalmente, arriva sempre il momento in cui essi lasceranno la scuola o l’università, ma mai nessuno lascia la scuola della vita. Gli esercizi e gli sforzi che gli esseri umani dovranno fare nel corso della propria esistenza saranno dunque senza fine. Perciò, anziché lamentarsi e ribellarsi per il fatto di avere ancora un fardello da portare o un ostacolo da superare, essi devono prima comprendere la causa e il significato di quelle prove, e poi devono anche rallegrarsi di avere nuove esperienze da fare e nuove verità da scoprire, poiché tali esperienze e tali verità sono le uniche vere ricchezze. Se, dopo una prova, la loro forza e il loro amore aumentano, significa che hanno passato bene l’esame, e quella forza, quella fede e quell’amore accresciuti sono come dei diplomi che essi hanno conseguito” ( ).
Anche il famoso genetista giapponese Murakami, riconosce che “Tutti abbiamo un enorme potenziale, ma a volte per attingere a esso dobbiamo ritrovarci in ristrettezze, in una situazione difficile al fine di attivare i nostri geni benefici” ( ).
Attraverso le prove ”noi impariamo le lezioni della vita. Le prove non sono fatte per distruggerci: Esse fanno parte della naturale legge dell’evoluzione e sono necessarie per noi per avanzare da un livello più basso ad uno superiore. Tu sei molto più forte di tutte le tue prove. Se non lo capisci adesso, dovrai capirlo più tardi. Dio ti ha dato il potere di controllare la tua mente e il tuo corpo e così liberarti dai dolori e dai dispiaceri. Non dire mai: «sono finito»“ ( ).
Tali eventi oppositivi hanno una genesi diversa rispetto alle situazioni apparentemente analoghe derivanti dalla legge di causa ed effetto: “Occorre imparare a distinguere due tipi di sofferenze, in modo da evitare quelle che indicano che si è preso il cammino sbagliato, e accettare invece quelle che si incontrano necessariamente quando si avanza lungo la via del bene. Ovviamente, nel momento in cui si soffre non è sempre facile discernere la natura di quella sofferenza e neppure è facile capire se essa è costruttiva o distruttiva. Ma voi conoscete i criteri, e se avete imparato ad analizzarvi, ve ne renderete conto velocemente” ( ). Ogni uomo dovrebbe possedere una conoscenza completa delle leggi del pensiero e del loro funzionamento, solo così sarebbe possibile vivere tranquillamente in questo mondo. Colui che utilizza le forze del pensiero, raggiunge questo fine nel migliore dei modi. Egli sarà in grado di vincere le forze contrarie e le correnti antagonistiche ( ).
In conclusione, la legge di polarità ci insegna che nella misura in cui viviamo sulla terra, dobbiamo misurarci con gli eventi oppositivi, con le energie istintive e che, pertanto, dobbiamo accettare una filosofia di vita dinamica al fine di ritrovare l’Uno, partendo, giustappunto, dalla dualità. Un approccio interiore diverso, cioè di non vigilanza rispetto alla dualità, ci rende, in effetti, sempre impreparati e in balia degli inconvenienti della vita. L’energia che ci sospinge a non subire le forze istintive e gli eventi oppositivi e a lavorare sulla dualità per ritrovare l’Unità, proviene dalla legge di Evoluzione, manifestazione della Legge della Provvidenza. Il regista di questi eventi si trova, infatti, nelle regioni dello Spirito dove risiede il nostro Sé superiore che è compartecipe della regia. Non a caso, talora riusciamo a cogliere da subito il senso dell’opposizione che stiamo attraversando e riusciamo ad evitare condotte disarmoniose. Tutti noi, a mano a mano che sviluppiamo il contatto con il nostro Sé superiore, riusciamo a cogliere il “Senso” delle nostre vicende di vita e a non subire passivamente la forza propagata dalle onde della Vita.
La legge della polarità non ricade nelle leggi morali in senso stretto, in quanto a prescindere dai singoli comportamenti umani, occorre sempre misurarsi con i due poli della vita manifesta. Appariva, nondimeno, utile darne contezza in questa sede per evidenziare l’esistenza di un fascio di situazioni della vita non riconducibili, esclusivamente, alla nostra semina. Il nostro modo di affrontare la dualità, invece, ricade nel campo di applicazione delle leggi morali.
Le riflessioni fin qui esplicitate, se condivise, ci fanno toccare con mano il fatto che la Vita sulla Terra, appare simile, effettivamente, alla frequentazione di una “Scuola”. Ma di queste problematiche non si occupa la nostra “scuola”.

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(1) Questa manifestazione è, propriamente, una condensazione graduale come sostenuto dalla dottrina Kabbalistica. Cfr. G. Scholem, I segreti della creazione, Adelphi. Evidenzia, a questo proposito O. M. Aïvanhov che “la Kabbala insegna che Dio ha creato il mondo per condensazioni successive … quanto più l’emanazione divina discendeva per formare nuovi mondi, tanto più densa diventava. Ma è sempre la stessa quintessenza che crea senza sosta nuove forze, nuovi colori, nuove melodie, nuove forme… Di emanazione in emanazione Dio ha creato tutte le sephiroth, ed è così che la vita continua a sgorgare dalla Sorgente infinita”, cfr. Dall’uomo a Dio, Prosveta, nonché Idem, cap. “ La creazione del mondo e la teoria delle emanazioni” in I Frutti dell’Albero della vita, Prosveta. Anche secondo la filosofia cinese, “come ogni altra cosa dell’universo anche l’uomo è il frutto di una condensazione del soffio primordiale, il qi”, così Isabelle Robinet in, “Cina: L’uomo cosmico”, La religione, vol. IV, Jaca Book, pag. 583.

(2) F. Coppola, op.cit., pag. 241.

(3) O. M. Aïvanhov, Leggi della Morale cosmica, pagg. 22, 143 - 144. Che cosa definiamo generalmente "miracoli"? “Fenomeni che sfidano o negano le leggi della natura? Ebbene, tali fenomeni non esistono. Tutto obbedisce alle leggi della natura. Parliamo di miracoli, perché non conosciamo le leggi che ci permettono di spiegarli. Esistono soltanto pochi fenomeni eccezionali, perché molto rare sono le persone in grado di produrli; ma i miracoli, come li intende la maggior parte dei credenti, non esistono. Anche i fatti più straordinari sono fatti naturali, non esiste nulla di "soprannaturale". Dobbiamo però sapere che la natura ha una infinità di gradi, da quelli più materiali a quelli più sottili. Le leggi del mondo psichico e del mondo spirituale che spiegano i cosiddetti miracoli sono anch'esse leggi naturali. Dobbiamo soltanto sapere su quale piano agiscono" così Idem, Pensieri Quotidiani, 2010.

(4) Afferma questo scienziato:”Come spiegare la coerenza dei sistemi integrati? Cioè l’idea che una parte di un sistema aperto sia collegata con l’altra in maniera che quello che accade ad una parte ha effetto su tutte le altre? Per mettere in evidenza questa caratteristica – trasformarla da qualcosa di concettuale se pur verosimile a qualcosa di provato – è stato necessario attendere il risultato del cosiddetto “esperimento EPR” (o paradosso di Einstein – Podolsky - Rosen) degli anni ’70. Si è riusciti cioè a dimostrare che due particelle elementari inizialmente unite, lo rimangono per sempre, non importa a quale distanza vengano a trovarsi. Le particelle restano “gemelle”: possono trovarsi a chilometri e chilometri di distanza ma restano legate tra loro. La fisica è diventata dagli anni ‘80 una scienza olistica, integrata. Quello che è emerso in maniera sempre più forte in questi ultimi 10-12 anni è che questo accade anche nell’ambito della vita, della biosfera. Si tratta di effetti non-locali … dove una parte è sempre collegata con l’altra … questi effetti non-locali interessano anche la coscienza, la vita, la biologia e la psicologia; qui abbiamo a che fare con un sistema intrinsecamente collegato” (E. Laszlo, intervento al Convegno, “La rete della Vita - verso una visione integrata della realtà” cit.). Cfr. Cap. I, paragrafo 2.

(5) G.L. Schroeder, op. cit., pag. 217.

(6) Per quanto “concerne la presenza di informazione - o anche di progettualità - nell'universo, le riflessioni della teologia si pongono in dialogo con la filosofia della natura. Pur riconoscendo una diversità di ambiti, la prospettiva cristiana di un mondo creato dalla Parola divina quale fonte di intelligibilità e di significato offre un raccordo con quanto la filosofia, a partire dall'analisi delle scienze, segnala riguardo l'intelligibilità e l'ordine della natura, ed il coordinamento mostrato da molti suoi processi … si può anche pensare che l'informazione-ordine o l'informazione-finalità manifestate dalla natura e dalle sue leggi (nei suoi vari livelli fisici, chimici e biologici), sia in realtà un'informazione che regoli l'esistenza e le proprietà dell'intero universo, cioè di un unico sistema considerato nel suo insieme. Si potrebbe allora parlare di una Causa da esso distinta, quale origine dell'informazione che in esso si contiene e si trasporta. In questo modo la teologia può ricondurre il concetto di informazione anche al rapporto tra il mondo creato e il suo Creatore; non lontano, forse, dal messaggio della Genesi, quando parla di Dio che "dà forma" all'uomo e alla donna (cfr. Gen, 2,7 e 2,22), o dalle parole di Isaia, quando dice che Dio ha "formato" i cieli e "plasmato" la terra, non perché restasse orrida regione, ma perché fosse abitata (cfr. Is 45,18)”così Eugenio Sarti, Informazione, Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede.

(7) “Tutto si deve basare su una semplice Idea. Una volta che l’avremo scoperta, sarà così avvincente, così meravigliosa che ci diremo: sì, del resto, come avrebbe potuto essere diversamente”, così J. Wheeler, citato da G. Braden, Matrix divina, Un ponte tra tempo, spazio, miracoli e credenze, Macro edizioni, 2007.

(8) G. L. Schroeder, op.cit., pag. 5.

(9) G. L. Schroeder, ivi, pag. 67. Secondo questo scienziato il verso (Proverbi, 3,19) “Il Signore ha fondato la terra con sapienza”, vuole dire “con l’Intelligenza” e non, come molti intendono, “con intelligenza”.

(10) Ivi, pag. 182.
(11) F. Coppola, op. cit., pag. 311.
(12) M. Laitman, op. cit.
(13) G.L. Schroeder, op. cit., pagg. 17 e 23

(14) Ivi, pag. 182.

(15) O. M. Aïvanhov, Pensieri Quotidiani, 2008.

(16) Lo ricorda F. Coppola, op. cit., pag. 231.

(17) A. Goswami, Guida quantica all’illuminazione cit., pag. 50.

(18) Ivi, pag. 60.

(19) G.L. Schroeder, op. cit., pag. 17.

(20) Famosa è l’affermazione della filosofia ermetica secondo la quale “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso”. Tutto ciò che esiste sulla terra, spiega Aïvanhov “ha la sua corrispondenza in alto, nel mondo degli archetipi. Hermes Trismegisto non dice che il mondo che è in basso è assolutamente identico a quello che sta in alto, ma che è “come”, la qual cosa significa che esso è un’immagine, un’imitazione, proprio come l’ombra che somiglia all’albero ma che non è l’albero stesso, oppure come il riflesso in uno specchio che è l’immagine dell’uomo, ma che non è affatto l’uomo stesso. Tra il cielo e la terra c’è ovviamente una differenza nella densità della materia, nelle proporzioni, nei colori, nelle forme e così via, ma esiste un’analogia nella struttura e nell’organizzazione. Benché imperfetto, il mondo in basso ci può indicare il cammino da seguire per ritrovare la realtà che sta in alto” così O. M. Aïvanhov, Cercate cit., cfr. cap. I. La corrispondenza implica la similitudine dei rapporti e non l’identità materiale, così M. Riffard, Dizionario dell’esoterismo, Mondadori, 1996, pag. 20 e segg.

(21) O. M. Aïvanhov, cfr. cap.”La preghiera creatrice”in Potenze del pensiero cit.

(22) Dalai Lama, Una lettura buddista cit., pag.54.

(23) A Dhammapada for Contemplation, I, 1.

(24) Ad esempio, si è detto: “in principio fu un granellino delle dimensioni di Planck … in principio tutte le dimensioni spaziali sono arrotolate e hanno una estensione minima”, B. Greene, L’Universo elegante, Einaudi, 2000, pag. 337.

(25) P. Ubaldi, La Grande Sintesi, Edizioni Hoepli, 1937.

(26) Elizabeth Clare Prophet aggiunge: “nella frazione di un secondo, quel seme esplose in un infuocato [mare] di materia ed energia che, raffreddatasi, formò le galassie, le stelle e i pianeti. È questa la teoria del big bang, il mito della creazione dei cosmologi moderni formulata per la prima volta negli anni 20. Questa scoperta costituisce un'importante conquista non solo per la scienza ma anche per la religione. Se infatti la teoria del big bang è corretta, gli scienziati dovrebbero confermare i miti della creazione dei mistici ebrei e indù”, Cabala, la chiave del potere interiore, Armenia.

(27) R. Steiner, conferenza tenuta il 3 ottobre 1903.

(28) O. M. Aïvanhov, Le Leggi della Morale cosmica cit., pag. 18.

(29) O. M. Aïvanhov, La nuova Terra.

(30) O. M. Aïvanhov, Hrani Yoga, cap. XII.

(31)R. Steiner, L’iniziazione, 1946

(32) W. Dyer, Il Potere delle intenzioni cit., pag. 16 e segg.

(33) D. Chopra, Le coincidenze cit., pag. 83 e segg. Afferma questo autore: “quando decido di comprare un regalo di compleanno, muovere le dita dei piedi o chiamare un amico, tutto ciò ha inizio con l’intenzione. Un’intenzione è un impulso diretto della coscienza che contiene il seme di ciò che desidero creare”.

(34) Chandogya Upanishad, 14.

(35) Vangelo di Matteo, 13, 31-32.

(36) Così Udananavararga, 9, 8. Che la qualità degli effetti prodotti rispecchi, necessariamente, la natura del seme piantato è una dato acquisito nella cultura popolare da tanto tempo: ut sementem feceris, ita metes (cioè raccogli quello che semini); qui ventum seminabunt et turbinem metent (cioè chi semina vento, produce tempesta), cfr., Cicerone, De oratore 2, 65, 261.

(37) Il carattere nobile e luminoso, oppure, mediocre delle nostre azioni, se ci osserviamo, è percepito da noi, immediatamente, sul piano interiore. Se assumiamo e perseveriamo in condotte opinabili, ci rendiamo conto, che la nostra vita, perde, a poco a poco, le qualità di leggerezza, gioia ed entusiasmo. Trattasi di effetti interiori immediati, mentre le conseguenze concrete nel mondo manifesto, si materializzano, successivamente. Afferma Aïvanhov: “Poiché le conseguenze del loro modo di agire e di pensare non sono immediate, gli esseri umani raramente sono in grado di scoprire la causa delle loro disgrazie. Quando si abbandonano ai disordini interiori o commettono atti riprovevoli è raro che piombino loro subito addosso delle catastrofi; stanno bene come prima e talvolta anche meglio. Perché l'Intelligenza ha disposto le cose in questo modo? Per dare all'essere umano il tempo e la possibilità di riparare e di rinsavire; anziché far scattare immediatamente contro di lui la legge di causa ed effetto, nella sua saggezza e nel suo amore l'Intelligenza cosmica gli fa credito, gli lascia il tempo di riflettere e correggere gli errori". Per ulteriori approfondimenti sulle ragioni circa la non immediatezza dei tempi con cui si manifesta la legge di causa - effetto, cfr. Idem, Le Leggi della Morale cosmica cit., pagg.26,151–154;Idem, Alle sorgenti inalterabili della gioia, cap. VII.

(38) Il biologo R. Sheldrake per spiegare lo sviluppo delle forme in natura, ipotizza l’esistenza di campi morfici (ai quali abbiamo già accennato a proposito della influenza delle intenzioni nel cap.III): “i campi morfici, così come i campi della fisica già noti, sono regioni d’influenza all’interno dello spazio-tempo, localizzati dentro e intorno ai sistemi che organizzano. Essi si limitano ovvero impongono un ordine all'indeterminismo intrinseco dei sistemi cui presiedono. Comprendono in sé, e connettono, le varie parti del sistema che sono preposti a organizzare … come un campo cristallino organizza i modi secondo cui molecole e atomi si ordinano all’interno di un cristallo. [...] un campo sociale organizza e coordina il comportamento degli individui che lo compongono, per esempio il modo in cui ciascun uccello vola all'interno dello stormo”. Nel passato, già Platone nel Timeo aveva formulato l'idea di un universo permeato dal finalismo: “il Demiurgo, ragionando trovò che delle cose naturalmente visibili, se si considerano nella loro interezza, nessuna, priva d’intelligenza, sarebbe stata mai più bella di un’altra che abbia intelligenza, e ch’era impossibile che alcuna cosa avesse un’intelligenza senz’anima. Per questo ragionamento, componendo l’intelligenza nell’anima e l’anima nel corpo, fabbricò l’universo, affinché l’opera da lui compiuta fosse la più bella secondo natura e la più buona che si potesse. Così dunque secondo ragione verosimile si deve dire che questo mondo è veramente un animale animato e intelligente generato dalla provvidenza di Dio”.

(39) Sul ruolo fondamentale del sentimento quale forza intermediaria e attrattrice, nonché per avere una visione completa del processo realizzativo del mondo interiore, rinviamo fin d’ora a O. M. Aïvanhov, Potenze del pensiero cit., Vita psichica, elementi e strutture cit.

(40) James Allen, Sei come pensi di Essere, 1902.

(41) "Nell’istante in cui agite, mettete inevitabilmente in moto certe forze le quali produrranno inevitabilmente certi risultati. È questa idea di rapporto tra causa ed effetto che è anzitutto contenuta nella parola “karma”. Solo più tardi questa parola ha assunto il significato di pagamento per una trasgressione commessa. Si può quindi dire che il “karma” (nel secondo significato del termine) si manifesta tutte le volte che un’azione non è totalmente ispirata dalla saggezza e dall’amore divino – il che accade il più delle volte. Ma l’essere umano fa
dei tentativi, ed è bene che si eserciti. Quei tentativi sono maldestri, imperfetti, ma non è grave: egli si deve correggere, deve riparare i suoi errori, e sicuramente per far questo fatica, soffre. Direte: «Ma allora, visto che quando si agisce si commettono necessariamente degli errori e si dovrà soffrire per ripararli, non sarebbe meglio non fare nulla?» No, si deve agire. Ovviamente soffrirete, però imparerete, evolverete… e un giorno non soffrirete più. Quando avrete imparato ad agire correttamente, quando tutte le vostre azioni e le vostre parole saranno ispirate dalla bontà, dalla purezza e saranno disinteressate, non produrranno più “karma”, ma attireranno conseguenze benefiche. E questo viene chiamato “dharma”così O. M. Aïvanhov, Pensieri Quotidiani, 2011.

(42) R. Steiner, L'Azione del Karma, Antroposofica editrice

(43) Atmopanisad, 18 b - 19 a.

(44) Nadabindupanisad 22 b- 25 a.

(45) Vangelo di Luca, 6, 43- 45.

(46) Paolo di Tarso, Lettera ai Galati, 6.

(47) Pensieri Quotidiani, 2001.

(48) Dalai Lama, Una lettura buddista del Vangelo cit.

(49) Ivi, pag.17.

(50) Così, Commissione teologica internazionale, “Alla ricerca di un’etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale”.